Affascinante, intramontabile, ricca di sfumature. Questa è l’arte del restauro, un’attività che dalla notte dei tempi si pone al servizio delle persone, per dare nuova vita agli oggetti che esse possiedono.

L’arte del restauro, si inserisce in un panorama di tecniche operative complesse, mirate a rinnovare ogni tipologia di materiale, dal pregiato legno, fino ai metalli, dai preziosi vetri d’epoca fino agli elementi tecnologici e meccanici.

Ecco che, alla luce di queste considerazioni, il restauratore chiede di essere inteso come una figura professionale complessa, forte di un’ampia conoscenza dei materiali e delle migliori tecniche applicabili.

La conoscenza delle basi tecniche e merceologiche, si affianca allo studio della storia e delle metodologie che hanno accompagnato la creazione degli oggetti nel corso del tempo.

Tuffandosi con l’immaginazione nel passato, il restauratore può comprendere come quel determinato mobile, oggetto o strumento, siano stati realizzati, come i materiali siano stati lavorati e come le tecnologie siano state progettate.

Solo conoscendo in profondità le antiche tecniche di produzione, il restauratore può agire con sicurezza e con cognizione di causa.

Le tecniche antiche vengono, infatti, impiegate come punto di partenza e il restauratore può iniziare la sua opera, impiegando gli strumenti che ha a sua disposizione nel nostro presente.

Le tecniche di restauro sono rimaste pressoché immutate nel corso del tempo. Esse seguono le originarie progettualità e impiegano le stesse tecniche per dare nuova vita e nuovo splendore agli oggetti trattati.

L’arte del restauro richiede, per questo motivo, tempi lunghi di lavoro, in quanto esso richiede innanzitutto una profonda meditazione e un’accorta scelta preventiva, le quali diventano le basi di un’opera che si svolge su materiali spesso fragili e segnati dal tempo.

Ecco che, chi sceglie di affidare un un mobile all’arte del restauro, deve rispettare i tempi professionali di chi la pratica, attendendo con fiducia il risultato.

Non va, infatti, dimenticato che il restauro può interessare elementi di pregio, i quali chiedono di essere maneggiati e trattati con la cura più assoluta.

Chi sceglie di affidare i propri beni all’arte del restauro, può scegliere di effettuare un restauro d’arte, oppure di optare per una soluzione etico-funzionale.

Vediamo assieme le differenze fra le diverse tipologie di restauro e come è possibile orientarsi fra le due, al fine di mettere in pratica una decisione consona ed intelligente.

Il restauro d’arte e le sue fasi fondamentali

Per comprendere a pieno il significato del restauro d’arte, è utile capire il senso della parola restaurare, la quale deriva da ‘re’, nuovo e da ‘staurare’, ovvero rendere solido.

Rendere l’elemento forte e solido, è infatti lo scopo del restauratore. L’arte del restauro desidera donare una vita e una funzionalità nuova agli elementi e, per raggiungere questo scopo, si serve di molte tecniche dalla natura diversa.

Nel corso dei secoli, il restauro ha maturato tecniche sempre nuove, si è evoluto verso direzioni talvolta opposte ed ha accolto una moltitudine di scuole di pensiero.

A seconda dell’oggetto che si intende restaurare, venivano e vengono tutt’ora impiegate tecniche e strumenti diversi. Misurarne la bontà non è sempre facile, soprattutto se non si possiede una preparazione tecnica sull’argomento.

Un piccolo consiglio, risiede nell’informarsi innanzitutto sulla tipologia di elemento che possediamo e sulla sua datazione storica.

Una volta comprese queste informazioni, può risultare divertente scoprire quali erano le tipologie di materiale impiegate in quel determinato periodo e quali le tecniche più diffuse.

Calarsi nei panni del restauratore, può aiutare a capire sia il valore dell’oggetto, che la sua storia. Spesso gli oggetti antichi portano con loro una serie di notizie, di curiosità e di particolarità incredibili, inaspettate e molto interessanti.

Scoprire, ad esempio, che il libro che vogliamo restaurare era indirizzato ad un determinato pubblico, oppure che l’elemento di mobilio che vogliamo rinnovare aveva una funzione molto specifica, esalta il valore dell’oggetto e lo fa apparire diverso ai nostri occhi.

Affidarsi ad un ottimo restauratore, significa porre la fiducia sull’operato di una persona professionale, la quale sa riconoscere e portare a nuova vita il prezioso elemento che gli affidiamo.

Optare per un restauro d’arte, significa quindi considerare la valenza dell’oggetto, scegliere di mantenerla inalterata e di portarla ad un aspetto nuovo, mantenendone immutate le caratteristiche estetiche e funzionali.


Il restauro etico- funzionale: una scelta da considerare

Il restauro etico funzionale si basa su una concezione dell’arte del restauro leggermente differente dal restauro inteso con fini estetici.

Quest’arte, può essere intesa come una sfumatura del restauro stesso, in quanto essa mira a ridefinire le doti estetiche dell’elemento, apportando delle varianti che ne possano permettere un impiego nel corso del tempo.

Il restauro etico-funzionale, si pone come principio basilare il riutilizzo dell’elemento, anche se alcune delle sue parti si presentano irrimediabilmente danneggiate.

Come è possibile questo? Attraverso l’intenzione e la messa in pratica di cambiamenti strutturali nell’elemento stesso.

Il restauro etico- funzionale mira quindi a sconvolgere alcuni dei meccanismi di un elemento, ma lo mette in pratica con la volontà, per l’appunto etica e funzionale, di non relegare l’elemento ad una pura definizione estetica, ma di donargli la possibilità di essere riusato.

Ogni elemento possiede uno scopo di utilizzo. I quadri sono creati per essere ammirati, per decorare gli ambienti e per indurre sensazioni di piacere estetico, gli orologi sappiamo bene a cosa servono, così come ogni sezione del mobilio.

Se questi elementi perdono la loro funzionalità, possono essere relegati ad uno stato leggermente inferiore, in quanto non assolvono più la funzione per la quale sono stati creati con cura ed amore.

Ecco che, ad esempio, una lampada ad olio che non può più essere utilizzata, può convertirsi in una lampada elettrica, mediante l’apposizione di trasformatori e componenti elettrici moderni.

La lampada in questione, mantiene la sua valenza estetica e strutturale, ma converte il suo impiego in una modalità moderna e fruibile da chi la possiede.

 

Restauro d’arte o restauro etico-funzionale, quale scegliere?

Ogni singola scelta spetta a chi possiede l’oggetto. Una serie di domande preventive chiedono di essere messe in atto.

In tutta sincerità, ci si deve chiedere se l’oggetto restaurato vuole essere impiegato per il suo specifico scopo, oppure se vuole essere relegato ad una funzione di mero decoro estetico.

Se la risposta risiede nella volontà di ‘far funzionare’ l’oggetto, allora il restauro etico-funzionale può essere messo in pratica, considerando che i meccanismi irrimediabilmente danneggiati devono essere sostituiti con altri, che svolgono la stesa identica funzione con modalità diverse.

Al posto di un meccanismo manuale, può trovare luogo l’apposizione di una tecnologia elettrica, mentre certi aspetti legati all’uso dei materiali possono essere convertiti a scelte moderne nell’impiego.

Alcuni colori e alcuni materiali, sono infatti spariti nel corso del tempo, per cui riportare in vita un elemento che li prevede, può significare adottare l’impiego di materiali alternativi, sebbene assolutamente armoniosi con gli elementi passati.

Ecco che, adottando questa tecnica, gli oggetti possono funzionare nuovamente e riacquistare una valenza funzionale che supera i confini del tempo.

Se, al contrario, il restauro vuole limitarsi alla pura definizione esterna dell’oggetto, ogni particolare deve rispettare la natura primordiale, rinunciando al funzionamento in nome dell’estetica.

La scelta è personale e forse complicata, ma, in ogni caso, essa dipende dalla volontà del proprietario e dallo scopo che esso intende affidare all’elemento che ha deciso di fare restaurare.

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